Descrizione
Il padre de Nantes è nato a Tolone il 3 aprile 1924. Figlio di un ufficiale di marina, fu ordinato sacerdote nel marzo del 1948 e per una dozzina d’anni fu professore di teologia e di filosofia. Poi, a sua domanda, divenne curato di campagna a Villemaure, un villaggio con meno di seicento abitanti, nella diocesi di Troyes (Settembre 1958), e si occupò di tre parrocchie abbandonate fino al 1963. Parallelamente al suo sacerdozio, sviluppò una azione in profondità, religiosa e politica, attraverso le sue « Lettere ai miei amici » scritte di tanto in tanto e nelle quali esprimeva le sue idee anticonformiste e tradizionaliste. Le sue prese di posizione nazionaliste, al tempo della guerra di Algeria, gli valsero un attacco dell’Humanité nel 1962 ed una perquisizione di polizia seguita da una diffida. Fu allora difeso dal suo Vescovo, Mons. Le Couédic; tuttavia questi gli diede torto, rimproverando all’uomo di Chiesa di mettersi contro il potere politico. Da allora, scrive Padre Georges de Nantes, « tutto ciò che milita a favore della Rivoluzione non cessò di chiederVi l’allontanamento del “parroco OAS” da Villemaur. Questa camicia di Nesso, io l’ho portata dolorosamente, ammirevolmente sostenuto dai miei parrocchiani e a lungo anche da Voi, fino a quel-l’11 Marzo 1963 in cui ricevetti il Vostro ordine di abbandonare la parrocchia nel più breve tempo possibile. Strana coincidenza: quella stessa mattina, il colonnello Bastien-Thiry dava la vita per la Francia. Bisognava che tacessero i testimoni della verità, fino al più umile! La mia coscienza mi è testimone che in quelle ore tragiche io non ho mancato’, per quanto mi sia costato, al mio dovere di sacerdote di Gesù Cristo; » (Lettera al suo Vescovo, 19-12-1965). Privato del suo incarico e rifugiato, con la comunità da lui fondata, a Saint-Parres les Vaudes, nell’Aube, egli proseguì il suo combattimento animato da un alto senso mistico e da uno spirito patriottico vivissimo. Questo malgrado che la Gerarchia gli abbia inflitto la « Suspensio a divinis ». Criticando violentemente il Concilio, egli accusa gli innovatori di « cambiare la Chiesa in un popolo senza fede definita, senza vitalità sacramentale, senza forza morale, un popolo che ben presto non avrà più sacerdoti né suore, né monaci né missionari, né convertiti né difensori animati da fedeltà esclusiva ed assoluta. » Taluni lo hanno paragonato a Lamennais, un Lamennais alla rovescia, in certo senso, e forse non senza ragione. Non è un « riformatore » poiché difende, al contrario, la tradizione, ma c’è in lui quel soffio possente che esaltò un tempo l’autore delle « Paroles d’un croyant ».
Numero di Pagine: 215